GINNASTICA POSTURALE e ASSETTO BIOMECCANICO

In questo articolo parleremo di concetti Posturali e dell’importanza delle conoscenze di natura Fisioterapica e Riabilitativa nello sviluppo di un assetto Biomeccanico in bicicletta cosa troppo spesso sottovalutata dall’atleta.

Andremo a fare qualche esempio utile alla comprensione, tenendo sempre ben presente che il nostro corpo ha infinite chiavi di lettura e diverse reazioni agli stimoli che gli vengono trasmessi, per cui la finalità di questo articolo rimane uno stimolo al ragionamento personale.

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Figura 1

Un corpo in equilibrio è in grado di stare bene e di rendere maggiormente rispetto ad un corpo in squilibrio, questo concetto apparentemente scontato viene spesso ignorato e troppo spesso sottovalutato…
L’attività ciclistica tende a creare dei vizi posturali ben precisi, basta pensare all’atteggiamento che assume il nostro rachide nel momento  in cui ci posizioniamo in sella sulla bicicletta.

Non Possiamo pensare e pretendere di risolvere i nostri problemi fisici o di migliorare la nostra performance modificando l’assetto alla nostra bici senza prima aver valutato e analizzato se è il nostro corpo ad essere in assetto e privo di vizi posturali.

Le curve fisiologiche del rachide assumono atteggiamenti molto diversi durante la pratica ciclistica, passiamo dall’ortostatica con le tre curve fisiologiche (vedi figura 1) alla posizione in sella che vede spesso la curva lombare invertirsi e tendere alla cifosi (convessità posteriore) e la curva cervicale a rettilinizzarsi o addirittura andare in iper-lordosi. Ci troviamo quindi ogni volta che saliamo in bici ad affrontare due inversioni di curva. (figura 2)
Figura 2                                                                                                                
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Questo trasferimento dei carichi si trasforma in fastidio e dolore per il ciclista, il tutto enfatizzato dall’attività sportiva faticosa e prolungata diventa la causa delle maggiori problematiche dolorose.
Ciclisticamente parlando, le problematiche posturali possiamo identificarle e collocarle tra le limitanti della prestazione atletica, ogni blocco evidente nella struttura muscolo scheletrica limita l’espressione di forza nel gesto atletico specifico necessario al ciclista.
Una scarsa mobilità del bacino dovuta spesso a tensioni delle diverse catene muscolari, non permette una pedalata coordinata ed efficiente, un tratto lombare sofferente limita la capacità di spinta dell’arto inferiore, un piede con curve eccessivamente accentuate è soggetto a dolore e scarsa stabilità in spinta, uno squilibrio delle tensioni muscolari porta ad un sovraccarico tendineo e quindi limita l’espressione di forza e favorisce disfunzioni articolari.

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Figura 3

Lo stress del rachide dovuto ad una errata rotazione del bacino in appoggio sulla sella comporta inevitabilmente un affaticamento o perlomeno un lavoro innaturale della colonna vertebrale, questo è spesso causato da una errata posizione in sella che di partenza non consente al nostro bacino di essere in posizione ottimale ma in antiversione o in retroversione, (figura 3) lo stress si concentra maggiormente nel tratto lombare e nel tratto cervicale con la tendenza nel lungo periodo ad ipercifotizzare il tratto dorsale.carico_colonna
La postura richiesta nel ciclismo è ben definita e quindi è necessario ricercare nel proprio rachide la mobilità sufficiente ad effettuare questo sport senza creare danni alla colonna. Per far questo è sufficiente ricercare l’elasticizzazione del rachide mediante esercizi di mobilizzazione. Il rinforzo cosciente della muscolatura a supporto del rachide aumenta la sua tutela sotto carico è quindi fondamentale per la salute della persona.

È corretta la seguente espressione: Buona condizione fisica = Buon settaggio della bicicletta.

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Appoggio ischiatico sulla sella

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Non esiste un solo settaggio ottimale, ma esiste il settaggio ottimale in base alle diverse caratteristiche fisiche/antropometriche e alle diverse esigenze richieste dalla specialità che andremo a praticare.
Possiamo tranquillamente affermare che la condizione posturale del ciclista va assecondata mediante l’impostazione di misure “provvisorie” spesso modificate parallelamente e durante il lavoro posturale, queste rimarranno pertanto fino alla diminuzione delle limitazioni evidenziate durante la visita Posturale attraverso Pedana Stabilometrica Zebris e Software di analisi Posturale Adidas 3D in grado di mostrarci sui 3 piani dello spazio il nostro corpo in 3D evidenziando rotazioni di Bacino e disfunzioni del img_5888Rachide; l’informazione della pedana stabilometrica ci mostrerà la distribuzione dei carichi sui nostri piedi la utilizzeremo anche per misurare il nostro appoggio Ischiatico e stabilire la giusta misura di sella da adottare in base alla misura scentifica rilevata della distanza della nostra base di appoggio ischiatico sulla sella.

La fase invernale per il ciclista si presenta quindi come un’ottima occasioni in cui inserire un controllo posturale ed un lavoro di rieducazione per trovare il giusto trofismo del tronco e la giusta elasticizzazzione del comparto muscolare degli arti inferiori. Dedicare del tempo al rinforzo della muscolatura del tronco è utile a stabilizzare il bacino e quindi evitare questo tipo di problematica, il tutto può essere aiutato ed ottimizzato da un attento lavoro di stretching della muscolatura degli arti inferiori.

Avere un tronco stabile migliora nettamente la prestazione e la salute del ciclista.
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studioConclusioni: come in ogni situazione la cosa migliore è andare per gradi e muoversi nella giusta direzione, affidatevi a coloro che hanno le giuste competenze a 360° e che possono consigliarvi la miglior soluzione per i vostri problemi. Concentriamoci sul nostro corpo, non pensiamo in termini assoluti alla performance spesso a discapito della nostra salute.

A cura di Riceputi Luca Centro Essere Cesena
Essere Bad School System

Necrosi Della Testa del Femore

La necrosi della testa del femore è la morte di una o tante cellule per l’interruzione della circolazione di sangue in quella regione (avascolare), solitamente si verifica in un un’area circoscritta.
La testa del femore è la parte superiore dell’osso che è inserita nel bacino e forma l’articolazione dell’anca.
Vascolare Testa femore La necrosi avascolare (AVN), chiamata anche osteonecrosi, necrosi asettica o necrosi ischemica ossea è una patologia che si verifica quando il sangue non arriva all’osso.
Dato che la testa del femore come tutte le ossa è un tessuto che vive, ha bisogno del flusso di sangue per avere le sostanze nutrienti e per eliminare i prodotti di scarto.
Un’interruzione della circolazione sanguigna provoca la morte delle cellule ossee.
Se non interrotto, questo processo provoca il collasso della testa del femore.
La necrosi avascolare si verifica più comunemente nella coscia e in particolare nell’anca. Altre regioni corporee colpite dalla necrosi sono: braccio, ginocchio, spalla, gamba, la mandibola e la mascella.

Chi ha la necrosi avascolare?
Oltre 20.000 persone subiscono una necrosi avascolare ogni anno. La maggior parte ha tra i 20 e 50 anni. Per le persone sane il rischio di necrosi avascolare è basso.

Cause della necrosi alla testa del femore
La maggior parte dei casi sono la conseguenza di un problema di salute sottostante o un infortunio.
Le possibili cause comprendono:
• Lussazione o frattura del femore (l’osso della coscia). Questo tipo di lesione può influenzare il rifornimento di sangue all’osso, portando alla necrosi avascolare causata da un trauma. Le necrosi avascolari si possono verificare nel 20% di persone con una lussazione d’anca.
• Uso cronico di cortisonici. L’assunzione a lungo termine di questi farmaci per combattere l’infiammazione, sia per via orale che per via endovenosa, è associato al 35% di tutti i casi di necrosi avascolare non traumatica. Anche se la ragione di questo legame non è stata ancora compresa, i medici sospettano che questi farmaci possono interferire con la capacità del corpo di eliminare le sostanze grasse. Queste sostanze si raccolgono nei vasi sanguigni, rendendoli più stretti e riducono la quantità di sangue nell’osso.
• Uso eccessivo di alcol. Proprio come il cortisone, il consumo eccessivo di alcol può causare l’accumulo di sostanze grasse nei vasi sanguigni e la diminuzione dell’apporto di sangue alle ossa.
• Coaguli di sangue, infiammazioni e danni alle arterie.
Tutti questi disturbi possono bloccare il flusso di sangue alle ossa.
Altre patologie legati alla necrosi avascolare non traumatica sono:
• Malattia di Gaucher, un disturbo metabolico ereditario in cui una quantità nociva di una sostanza grassa si accumula negli organi.
• Anemia Falciforme
• Pancreatite, è l’infiammazione del pancreas
• Infezione da HIV
• Chemioterapia o radioterapia
• Malattie autoimmuni
• La patologia da decompressione un disturbo che si verifica quando il corpo è sottoposto ad un’improvvisa riduzione della pressione circostante, provoca la formazione di bolle di gas nel sangue
Alcune procedure mediche aumentano il rischio di necrosi avascolare.
Alcuni esempi sono:
• Trattamenti contro il cancro come le radiazioni,
• Dialisi, un processo per pulire il sangue in caso di insufficienza renale,
• Trapianto di reni e di altri organi.

Sintomi della necrosi alla testa del femore
In genere, nelle fasi iniziali, la necrosi della testa del femore non causa sintomi.
Tuttavia, con la progressione della malattia compare il dolore.
In un primo momento, si può avvertire dolore quando si mette pressione sull’anca, cioè quando si sta in piedi o si cammina. 
Poi, il dolore può diventare più costante. Se la malattia progredisce, l’osso e l’articolazione circostante collassano, si potrebbe sentire un grave dolore che interferisce con la capacità di utilizzare l’anca. 
Il tempo che trascorre tra i primi sintomi e il collasso dell’osso può variare da alcuni mesi a più di un anno.area-di-necrosi

Diagnosi
In molti casi, questa patologia può essere diagnosticata con la radiografia.
Tuttavia, i raggi x non mostrano sempre la necrosi avascolare.
Le prime indicazioni di necrosi avascolare possono essere diagnosticate con l’uso della risonanza magnetica (MRI) o di una scintigrafia ossea.
 Altri modi per diagnosticare la patologia sono la tomografia computerizzata (TAC) e la biopsia (rimozione e analisi di una piccola sezione di osso).

Complicanze della necrosi alla testa del femore
La necrosi avascolare non trattata è destinata a peggiorare con il tempo. 
Alla fine l’osso può indebolirsi abbastanza da collassare.
Quando l’osso perde la sua forma liscia, può causare una grave artrite e ovviamente portare all’artroprotesi.

Trattamento per la necrosi alla testa del femore
L’obiettivo del trattamento per la necrosi avascolare è impedire l’ulteriore perdita ossea.
 Il tipo di trattamento che si riceve dipende dalla quantità di danno osseo già presente.
Oltre ai medicinali che si possono assumere, argomento di competenza Medica e quindi non discutibile in questo articolo,
nelle fasi iniziali della necrosi dell’anca, il medico potrebbe suggerire:
Riposo; Riducendo il peso e lo stress sull’osso interessato si può rallentare il danno di necrosi avascolare. 
Si consiglia di limitare la quantità e l’intensità di attività fisica che si svolge regolarmente.
 Nel caso di necrosi avascolare dell’anca o del ginocchio, può essere necessario utilizzare le stampelle per scaricare il peso fuori dall’articolazione per diversi mesi.
Esercizi per l’anca
Alcuni esercizi possono aiutare a mantenere o migliorare l’ampiezza di movimento dell’articolazione dell’anca. 
Un fisioterapista può scegliere esercizi specifici e insegnarli al paziente così li esegue regolarmente.
Alcune terapie strumentali come la magneto terapia possono stimolare il corpo a produrre nuovo tessuto osseo per sostituire l’area danneggiata dalla necrosi avascolare.
 La stimolazione elettrica può essere effettuata attraverso elettrodi collegati alla pelle per aiutare a mantenere un trofismo muscolare.

Intervento chirurgico e altre procedure
Dato che la maggior parte delle persone non inizia ad avere i sintomi fino a quando la patologia è abbastanza avanzata, potrebbe essere necessario prendere in considerazione degli interventi chirurgici:
Decompressione del nucleo
 In questa operazione, il chirurgo perfora l’osso e rimuove la parte dello strato interno con necrosi.
Oltre a ridurre il dolore, lo spazio vuoto all’interno dell’osso stimola la produzione di tessuto osseo sano e di nuovi vasi sanguigni.
Il trapianto osseo (innesto)
Questa procedura può contribuire a rinforzare l’area dell’osso colpita da necrosi avascolare.
 L’innesto osseo è una parte di osso sano prelevato da un’altra parte del corpo.
Rimodellamento dell’osso (osteotomia) 
Questa procedura rimuove un cuneo di osso sopra o sotto un articolazione che deve sorreggere il carico per aiutare a spostare il peso dalla parte di osso danneggiato. 
Il rimodellamento osseo può consentire di rinviare la sostituzione dell’articolazione.
Protesi dell’articolazione 
Se l’osso malato è già collassato e altre opzioni di trattamento non hanno ridotto i sintomi, può essere necessario un intervento chirurgico per sostituire le parti danneggiate dell’anca con una protesi in plastica o metallo.

A cura di Riceputi Luca Fisio & Essere

Ingresso nello STAFF del Dott. Marco Fravisini Ortopedico

Dott. Marco Fravisini

LUOGO E DATA DI NASCITAMarco Fravisini
Rimini (RN), 05-03-1975
ORDINE PROFESSIONALE
Ordine dei Medici di Rimini (RN) n. 1483
LINGUE PARLATE
Inglese, Spagnolo, Francese
DIPLOMA DI LAUREA
Medicina e Chirurgia(12-10-2000) – Università degli Studi di Bologna (BO)
SPECIALIZZAZIONE
Ortopedia e Traumatologia(2005) – Università degli Studi di Bologna (BO)
SOCIETA` SPECIALISTICHE
SIA
SIOT
SIGASCOT

STRUTTURE DI RIFERIMENTO
-Casa di Cura Sol Et Salus Torre Pedrera, di Rimini (RN) Ortopedia Coord. U.O. di chirurgia ortopedica,
Dirett. Centro di Artroscopia, chirurgia del ginocchio e traumatologia dello sport.
-Casa di Cura Villa Maria Rimini (RN) Ortopedia Medico Chirurgo
-Ospedale Lanciarini Sassocorvaro (PU) Ortopedia Medico Chirurgo
-Ospedale Privato San Francesco Ravenna (RA) Ortopedia Medico Chirurgo
-Ospedale Privato Malatesta Novello Cesena (FC) Ortopedia Medico Chirurgo
-Presidio Ambulatoriale di Medicina
Fisica e Riabilitativa Fisio & Essere 0547-314250 Cesena (FC) Visite Specialistiche Ortopediche.

TIPOLOGIE DI INTERVENTO
TIPOLOGIA DI INTERVENTO CASISTICA (ultimi 24 mesi)
GINOCCHIO Interventi Chirurgia Maggiore oltre 400 interventi svolti, Chirurgia Minore 100 interventi svolti
ANCA E BACINO Interventi Chirurgia Maggiore 150 interventi svolti
SPALLA E GOMITO Interventi Chirurgia Minore 200 interventi svolti

Fisio & Essere Via Malanotte 102 Calisese di Cesena 0547-314250

www.fisioessere.com — [email protected]

LA FRATTURA DEL RADIO

La frattura del radio distale è un infortunio relativamente frequente che significa rottura di una delle due ossa lunghe dell’avambraccio a livello del polso.

Anatomia del polso
L’avambraccio è composto da due ossa lunghe: radio e ulna, che si trovano l’una accanto all’altra. Il radio si trova sul lato del pollice e forma due articolazioni, una con l’ulna e l’altra con diverse piccole ossa del polso.Radio e ulna
In caso di caduta sulla mano con il polso esteso, il colpo si scarica sul radio. Quando questa forza è eccessiva, si può verificare la rottura dell’osso.
La frattura distale del radio è frequente tra gli anziani, ma si può vedere anche in pazienti più giovani. La frattura del radio spesso si verifica insieme alla rottura di altre ossa come l’ulna e lo scafoide.
I soggetti più colpiti sono gli anziani over 65 perché hanno l’osso più debole ed è più facile che subiscano traumi da caduta.
I neonati e i bambini possono avere una frattura a legno verde del radio che consiste nella lesione della parte interna dell’osso, ma il periostio (membrana esterna) rimane intatta.
La frattura del radio si può verificare a destra e a sinistra con le stesse probabilità, raramente è bilaterale.

Cause della frattura del radio
Di solito, la frattura del radio si verifica a causa di un trauma sul polso pari al peso del corpo, come una caduta su una mano tesa.
Questo si può verificare con qualsiasi caduta, ma è più frequente negli sport come skateboard e snowboard (specialmente sul ghiaccio) perché una caduta su una superficie dura può essere molto dannosa.

Segni e sintomi della frattura del radio
Generalmente, i pazienti con questa lesione sentono dolore forte e improvviso al polso o all’avambraccio nel momento dell’incidente.
Da quel momento, il paziente tiene il braccio appoggiato al petto per proteggere il polso.
Il dolore si sente sul polso e sull’avambraccio nel lato del pollice.
I sintomi si possono stabilizzare rapidamente e i pazienti sentiranno un fastidio sulla zona della lesione che è particolarmente intenso durante la notte o al mattino appena svegli.
I pazienti con una frattura radiale possono notare anche gonfiore e dolore al tatto nella regione dell’osso rotta.
La sofferenza può aumentare in certi movimenti del polso, quando si stringe il pugno o durante le attività in cui si appoggia il peso sul polso leso, come per alzarsi dal letto.
Nelle gravi fratture del radio (con spostamento osseo), si può notare una deformità evidente.

Complicanze della frattura del radio
La frattura del radio distale può provocare le seguenti complicanze:
Lesione o stiramento del nervo mediano: questa complicazione si verifica quando la frattura ha un vizio di consolidamento (si salda male).
Il danno si può verificare quando si rompe l’osso perché il colpo provoca un trauma violento al nervo oppure a causa della compressione dell’ematoma o del gonfiore.
La conseguenza può essere la sindrome del tunnel carpale, con formicolio, perdita di forza e sensibilità al pollice, indice e medio.radiografia rottura radio ulnare
Artrosi a livello del polso tra radio e ulna o tra il radio e le ossa del carpo.
I frammenti ossei non si saldano correttamente, per esempio un frammento potrebbe avere un angolatura non naturale rispetto agli altri.
Pseudoartrosi (mancato consolidamento dei monconi della frattura).
Rigidità del polso e delle dita.
Rottura di un tendine, in particolare l’estensore lungo del pollice.
Morbo di Sudeck o algodistrofia, si forma osteoporosi e dolore cronico nella zona lesa.

Diagnosi di fratture distali del radio
Una corretta diagnosi inizia con gli esami strumentali adeguati, come la radiografia iniziale, i controlli ed eventualmente gli esami
a tre dimensioni avanzati.
La tomografia assiale computerizzata (TAC) si può effettuare per valutare l’allineamento dei frammenti o la condizione dell’articolazione.
La risonanza magnetica (RMN) si esegue meno frequentemente e può essere richiesta per escludere lesioni dei legamenti o delle altre ossa del polso, ad esempio lo scafoide.
Generalmente, il medico raccomanda a tutte le donne over 50 con una frattura del polso di effettuare la MOC (densitometria ossea) per misurare e valutare il grado di osteoporosi.
La frattura si dice composta se è incompleta o se i frammenti di osso sono rimasti nella loro posizione anatomica.
In caso di frattura scomposta, vale a dire con i frammenti ossei mal allineameati, l’ortopedico deve fare una “riduzione”, che significa manipolare i frammenti di frattura per posizionarli correttamente.
Se la riduzione è ritenuta accettabile, si deve ripetere l’esame diagnostico (radiografia o TAC) per assicurarsi che la posizione o l’allineamento dei frammenti ossei non cambia durante la prima fase di guarigione.
Le fratture che sono instabili a causa dell’osteoporosi o della grande frammentazione, possono avere una perdita di riduzione, e la ripetizione dei raggi x può essere prescritta addirittura ogni settimana.
Le fratture più stabili hanno bisogno di meno radiografie di controllo, di solito si esegue quando si toglie il gesso.
Se la frattura non può essere ridotta in modo accettabile o se è gravemente instabile e rischia di tornare scomposta anche durante l’immobilizzazione nel gesso, il medico può raccomandare l’intervento chirurgico per ridurre e stabilizzare i frammenti di frattura.
Quest’intervento si esegue in anestesia locale.

Trattamento della frattura del radio
Le cure per la frattura del radio distale sono cambiate notevolmente negli ultimi anni.
I metodi di trattamento sono: nessuna riduzione, riduzione chiusa con il gesso, la chirurgia percutanea o quella la riduzione a cielo aperto.

Riduzione chiusa
La maggior parte delle fratture scomposte si cura con riduzione chiusa e stabilizzazione in gesso.
La manipolazione chiusa delle fratture scomposte si effettua in anestesia per evitare il dolore.

Riduzione chiusa e fissazione percutanea
Le indicazioni per la fissazione percutanea delle fratture distali del radio sono controverse.
La migliore indicazione è la frattura scomposta con una neuropatia del nervo mediano e gonfiore notevole dei tessuti molli del palmo.
Con una riduzione chiusa e un gesso questi pazienti rischiano di sviluppare una sindrome del tunnel carpale o una sindrome compartimentale nell’avambraccio.
Il periostio lacerato all’interno permette alla frattura di sanguinare nella zona mediale dell’avambraccio e nel tunnel carpale.
Se un gesso stretto è applicato sopra a quell’area, la pressione può aumentare pericolosamente.
La fissazione percutanea dei chiodi permette l’applicazione di un gesso largo senza il rischio di disallineamento dei frammenti.

Epifisi radio e ulna

                                                                                              Struttura dell’osso con periostio, epifisi, diafisi e metafisi
I chiodi sono piegati, lasciati fuori dalla pelle e coperti con una medicazione sterile. Si immobilizza l’avambraccio in un gesso, ma non dev’essere stretta perché la stabilità alla frattura è data dai chiodi.
I chiodi sono lasciati in sede fino alla guarigione della frattura (solitamente 4 settimane).
La rimozione del chiodo dovrebbe essere eseguita appena il consolidamento della frattura è sufficientemente stabile per rimanere solamente con il gesso.

Intervento chirurgico di riduzione a cielo aperto
La principale indicazione per una riduzione aperta è la “non riducibilità”.
Spesso una frattura è “non riducibile” a causa dello spostamento del periostio o del muscolo pronatore quadrato tra i frammenti di osso.
È possibile immobilizzare con il gesso, ma solitamente un chiodo liscio percutaneo si utilizza per stabilizzare la riduzione.
Il metodo di inserimento del chiodo è lo stesso della riduzione chiusa.
Le fratture epifisarie esposte sono rare, in questo caso serve la riduzione a cielo aperto.
L’allinemanto articolare può essere valutato con una TAC, una risonanza magnetica o artroscopia del polso.

Quali sono i tempi di guarigione? La prognosi
I tempi di recupero dipendono dal tipo e dalla gravità della frattura, inoltre ci sono altri fattori che influenzano la velocità del recupero:
L’età,
L’alimentazione,
Le terapie che si effettuano.
Una frattura composta in un giovane può guarire in 2/3 mesi, mentre la rottura comminuta (pluriframmentaria) del radio in una donna anziana con osteoporosi non guarisce prima di 5/6 mesi.
La Magnetoterapia riduce i tempi di formazione del callo osseo fino al 50%.
La riabilitazione favorisce la circolazione e i processi di riparazione delle cellule, inoltre permette di recuperare la forza, l’ampiezza del movimento del polso e delle dita.
La dieta per l’osteoporosi è fondamentale per favorire il deposito di calcio nelle ossa, si consiglia di evitare la carne, i latticini, le uova e in generale le proteine animali perché rendono il sangue più acido e sovraccaricano gli organi interni.
Per avere un recupero più rapido si consiglia di mangiare tanta frutta, verdura, legumi, semi, noci e noccioline, cereali come il riso e l’avena.
I dolci dovrebbero essere evitati.

Luca Riceputi

IL PADRE DEL CONCETTO CRANIO-SACRALE

“La regola dell’arteria è assoluta, ma il liquido cefalorachidiano comanda” W.G.Sutherland D.O. Originario del Midwest americano, William Sutherland (1873-1954) inizia la sua carriera come apprendista in una tipografia, diventando giornalista. E’ come giornalista che sente parlare di Osteopatia nell’anno 1897. Sutherland[1]Ciò che sente sembra così contraddittorio che decide di andare al college in Kirksville per appurare in prima persona. E’ talmente impressionato da ciò che vede – il numero di pazienti provenienti da ogni parte e la qualità delle cure e dei risultati, che decise di diventare un osteopata. Inizia la sua formazione nel 1898 e si laurea nel 1900 all’ ASO, distinguendosi come uno degli studenti più brillanti del Dott. A.T. Still. William Garner Sutherland: la scoperta del concetto craniale. Già durante il corso dei suoi studi il Dr. Sutherland ha le prime intuizioni sulla mobilità delle ossa del cranio:osservando la conformazione delle ossa temporali, ha la sensazione di intravvedere le branchie del pesce, e questo gli fa pensare a possibili movimenti “respiratori” da parte del cranio. Questa intuizione, da lui definita “la folle idea”, all’inizio fu difficile anche per lui da accettare e per una decina d’anni cercò di non pensarci. “Ma come disse bene Lionelle Issartel: “l’idea malsana ritornava ad ossessionarlo e decise, per mettersi l’anima in pace, di mettere alla prova ciò che gli avevano insegnato, cioè che a parte la mandibola, tutte le ossa del cranio sono statiche”.² (…) “Fu allora che G. Sutherland iniziò con la punta di temperino a disarticolare i crani, e il suo approccio paziente, meticoloso, approfondito, si rivelò di notevole importanza. Sutherland stupefatto, fu capace di dimostrare la mobilità delle ossa del cranio, e con un manuale di meccanica in mano, iniziò ad analizzare precisamente ogni osso, ogni superficie, ogni sutura e incastro tra le ossa”.” Da www.tuttosteopatia.it Si dedicherà per più di venti anni allo studio approfondito dell’anatomia del cranio per determinare la verità della sua intuizione, cercando anche su se stesso prove dell’efficacia della sua teoria della mobilità e malleabilità del cranio, una mobilità non legata a movimenti muscolari, ma ad una forza intrinseca delle strutture: il meccanismo respiratorio primario (MRP). Per fare questo il Dr Sutherland cominciò un periodo di ricerca che necessitava la creazione di lesioni su se stesso. Aveva necessità di osservare gli effetti della restrizione del meccanismo respiratorio primario. Sperimentò diversi modi per creare lesioni con l’utilizzo di caschi, cinte, guanti…certi risultati furono impressionanti con cambiamenti della personalità ed altri lo portarono ad ammalarsi realmente. Per due volte fu solo grazie all’intervento della moglie Adah Strand, che slacciò le cinghie che gli bloccavWilliam%20Garner%20Sutherland[1]ano il cranio, che Sutherland non morì. Per diversi anni, studiò su se stesso gli effetti delle lesioni di ogni osso del cranio e della faccia, fino a quando si rese conto che poteva trattare i propri pazienti senza alcun rischio per loro. I risultati ottenuti furono spettacolari. Tutte le sue esperienze convalidarono l’esattezza delle sue idee: “Le ossa craniche sono concepite per una mobilità e per l’accomodazione al movimento respiratorio del cervello e del midollo spinale.” Gli fu quindi possibile dire che il meccanismo craniosacrale era animato dall’interno, da una respirazione cellulare che comportava una fluttuazione dei liquidi (“soffio di vita”), diffusa da un sistema di membrane a tensione reciproca. Questa forza motrice interiore secondo Sutherland penetrava tutti i tessuti e tutti gli organi imponendo loro la propria ritmicità o meccanismo respiratorio primario (MRP). Secondo Sutherland era molto più utile sfruttare la potenza e forza interna di una struttura, di un corpo, piuttosto che applicare forze dall’esterno, che possono essere “cieche”, rispetto all’intelligenza interiore di un sistema. Nel 1939, fu pronto a dimostrare le sue teorie e pubblicò, in seguito a numerosi altri articoli, “The cranial bowl” (La sfera craniale), in cui presentò il risultato delle sue teorie, secondo una visione meccanicista. Fu molto contestato, e trattato da eretico per avere stabilito il movimento ritmico del corpo e la capacità di mobilita articolare delle ossa del cranio. Il libro non ebbe successo tra i professionisti del suo tempo. Solo dopo qualche anno, il lavoro di Sutherland riceve riconoscimenti ufficiali e nel 1946 fu creata la prima società d’osteopatia cranica, o Cranial Academy. Nel 1953 nacquela Sutherland Cranial Teaching Foundation che si propone come obiettivo di condurre studi scientifici sul meccanismo respiratorio primario. Sutherland morì il 23 settembre 1954, all’età di 84 anni, lasciando un contributo inestimabile nell’ambito osteopatico e della ricerca in genere.

D.O.M.R.O.I  Scano Simone

CONFLITTO SUB-ACROMIALE

L’Impingement sub-acromiale
Il conflitto sub-acromiale è una delle più comuni cause di dolore alla articolazione della spalla negli adulti, esso è il risultato di uno squilibrio funzionale tra i muscoli centratori della testa omerale e della pressione sulla cuffia dei rotatori della scapola quando il braccio viene alzato.
Possiamo affermare che l’Impingement sub-acromiale è il preludio della, assai più grave, lacerazione della Cuffia dei Rotatori che compare in genere con una borsite in prima fase per poi passare a Tendinite in seconda fase e Lacerazione o lesione in terza fase.

cuffia muscoli La cuffia dei rotatori è composta da quattro muscoli- il Sovraspinato, l’Infraspinato, il Sottoscapolare ed il Piccolo  Rotondo per alcuni autori cinque ovvero il CLB capo lungo del bicipite,questi quattro muscoli coprono la testa dell’omero,  e lavorano sinergeticamente per sollevare,ruotare e soprattutto mantenere centrata e stabile la testa dell’omero  permettendo il giusto movimento della spalla. In base al numero di Tendini lesionati si parlerà di lesione parziale, sub-  totale o Totale di cuffia.

Acromion

L’Acromion è una porzione ossea situata sul lato frontale della scapola e giace sopra e di fronte la testa dell’omero;
non appena il braccio viene alzato, questo “struscia” sulla superficie della cuffia dei rotatori.
Ciò causa dolore e limita il movimento in quei casi ove appunto è presente uno scompenso muscolare.

strusciare  Il dolore può essere dovuto ad una borsite o infiammazione della borsa che giace al  disopra della cuffia dei rotatori, ad una rigidità della capsula che si manifesta spesso  con  dei formicolii lungo il braccio e delle limitazioni oggettive di movimento o ad una  tendinite  della cuffia stessa. In alcuni casi avanzati, una parziale lacerazione della  cuffia dei rotatori  può essere la causa del dolore da“conflitto”.

Fattori rischio e Prevenzione
L’Impingement è una problematica comune riscontrata sia negli sportivi sia nelle persone di mezz’età, gli atleti che ne  soffrono sono specialmente i nuotatori, i giocatori di baseball ed i tennisti ma anche coloro che si ritrovano a sollevare sopra la testa le loro braccia ripetitivamente tipo imbianchini, muratori etc. ll Dolore può essere il risultato di microtraumi da gesti ripetuti, reiterati nel tempo non per forza di origine traumatica.

Sintomi
All’inizio i sintomi possono essere lievi, non è raro che i pazienti in questo stadio non ricerchino alcun trattamento. L’Impingement di solito causa gonfiore locale, dolenzia sulla parte anteriore della spalla e calore, vi può anche essere del vero e proprio dolore e rigidità quando si prova ad alzare il braccio e la stessa cosa può avvenire quando si tenta di abbassare il braccio una volta alzato la sensazione che si prova è quella di far fatica ad oltrepassare un punto ben preciso sia in fase di salita (abduzione) che in fase di discesa (adduzione).
Con il progredire del problema, il dolore viene percepito anche e soprattutto a riposo la notte, si può arrivare a perdere la forza e la mobilità, classico è il movimento-test di chiedere al paziente di provare a pettinarsi, ad abbottonarsi una camicia o tirare su una chiusura lampo, oltre ovviamente ad eseguire i Test Specifici di valutazione della cuffia. Se non trattato in tempo, la perdita di movimento progredisce fino a portare alla così detta e tanto temuta “frozen shoulder” la spalla congelata. Nella fase di borsite acuta la spalla è molto dolente e qualsiasi movimento è limitato e doloroso.
E’ di fondamentale importanza intervenire in tempi brevi per evitare appunto il progredire della patologia, normalmente si interviene con iniziali sedute di Terapia Strumentale associata a Terapia Manuale per centrare la testa omerale e per togliere i compensi della muscolatura coinvolta, dopodichè fondamentale è il potenziamento muscolare con priorità assoluta di tuttti i muscoli Abbassatori della testa omerale e dei muscoli pivot della scapola.

Luca Riceputi

PERSONAL CORRETTIVO

L’Attività Fisica Adattata (AFA) nel suo aspetto globale coinvolge diverse realtà e una di queste è la capacità di poter intervenire su disarmonie morfologiche e funzionali a carico della colonna vertebrale e dei muscoli che la sostengono; una tipologia di intervento da noi definito come: Personal Correttivo.

L’intervento chinesiologico si basa su un percorso individualizzato e personalizzato di GINNASTICA CORRETTIVA; un’ora frontale di esercizi specifici rivolti all’apprendimento della corretta respirazione, il detensionamento di zone sovrastimolate e la Processed with Moldivtonificazione della muscolatura silente e resa inattivata da ATTEGGIAMENTI SCORRETTI.

Cosa si intende per “atteggiamento scorretto”?

L’ATTEGGIAMENTO SCORRETTO comprende tutti quei vizi che negli anni il nostro corpo ingloba nei suoi schemi motori rendendoli stabili nella nostra postura, spesso questo meccanismo si innesca in seguito a traumi o attività quotidiane ripetute nel tempo che gravano sulla distribuzione del carico corporeo e sulla posizione del nostro baricentro.

Il nostro obiettivo è quello di cercare di riequilibrare una struttura che ha perso la suafisiologica armonia.Il PARAMORFISMO (o disarmonia), se non considerato, col tempo può consolidarsi e portare a diverse problematiche: dal più classico MAL di SCHIENA (lombalgia), ad una sciatalgia,cervicalgia, passando per una scoliosi o ipercifosi dorsale ecc..

Sono patologie condizionanti che nella loro fase acuta causano sofferenza provocando una limitazione nelle attività quotidiane, ma il CORRETTO esercizio ci permette di riequilibrare le strutture alterate riducendo i sintomi e ritrovando la completa funzionalità del corpo e dei suoi segmenti corporei.
Con la ginnastica correttiva non si ottengono ottimi risultati solo in termini di MANTENIMENTO ma anche in fatto di PREVENZIONE. Per questo motivo è considerato un percorso adatto a tutte le età,specialmente nella fase dello sviluppo(età evolutiva), in cui il disordine è spesso un “atteggiamento” e quindi più facile da correggere (ma da non sottovalutare).

Vogliamo aiutarvi a “stare” meglio!!!

Gianluca e Andrea. Laureati in Scienze Motorie. Laureandi Magistrali in S. T. dell’Attività Motoria Preventiva ed Adattata.

Essere A.S.D. è “Palestra Etica” quindi abilitata a svolgere Attività Fisica Adattata (AFA)

CENNI STORICI SULL’ORIGINE DELL’OSTEOPATIA

 

L’osteopatia nasce in America verso la metà dell’ottocento, epoca in cui il paese sta
cercando di affermarsi sulla scena mondiale.
Ogni anno i confini della civilizzazione si espandono e le città prendono il posto di zone
desertiche, c’è un miscuglio di differenti culture, persone con origini razziali enormemente
varie che lottano per avere un posto in questo mondo nuovo.
Questo è il mondo in cui nasce nel 1828 in Virginia il padre dell’osteopatia, Andrew Taylor
Still.A.T.Still
In quel periodo anche la medicina sta cercando di trovare la propria strada e si sta
spostando dalla concezione ortodossa che utilizzava vescicanti, purganti e salassi alla
visione alternativa della cura naturale come l’omeopatia e altre forme di guarigione
spirituale come l’ipnosi e simili.
Scoppia così nel 1861 la guerra civile americana, una vera e propria lotta per
l’indipendenza e Still si arruola nell’arma come chirurgo.
Rimane in guerra per 4 anni e durante questo periodo diviene consapevole
dell’inadeguatezza della medicina del tempo.
Tornato a casa deve affrontare un grosso trauma, la perdita di 3 figli per meningite spinale
e di una figlia per polmonite.
Ovviamente distrutto per il fatto che la medicina non sia stata in grado di salvare la sua
famiglia in aggiunta alle sofferenze vissute in guerra, inizia la propria ricerca personale per
comprendere meglio la salute e la malattia e trovare mezzi di guarigione più efficaci.
Esaminando i sistemi di guarigione dell’epoca e probabilmente con l’influenza di qualche
tribù indigena della zona inizia a formulare un approccio di cura che coinvolge la
guarigione magnetica ed il riposizionamento osseo definendo se stesso come un
“aggiusta-ossa fulmineo”.
Nei suoi primi scritti si vede l’influenza della filosofia della cura naturale con idee che si
rifanno ad Ippocrate, come l’idea che la “struttura e la funzione del corpo sono
intimamente correlate”.
Egli riconobbe l’abilità che il corpo possiede di guarire se stesso e intuì che la salute si
ottiene con la correzione di deviazioni anatomiche che interferiscono con la normale
fisiologia e lo scorrimento dei liquidi del corpo, in particolare del sangue arterioso (regola
dell’arteria suprema).
Egli promosse l’idea di una medicina preventiva ed il trattamento di tutto il corpo del
paziente, non solo della parte malata, per ripristinare un’unità ed un’integrità anatomica e
funzionale.
cranio esploso A.T.Still fu il primo a rendersi conto che era possibile attraverso l’uso sapiente delle mani
curare molte malattie con maggiore beneficio rispetto all’utilizzo di sostanze chimiche e di
alcune forme di chirurgia, ma fu John Martin Littlejohn che descrisse i Principi e ideò le
Tecniche che sono sopravvissute ad ogni test e sono rimaste con noi fino ai giorni nostri.
John Martin Littlejohn nacque a Glasgow in Scozia il 15 febbraio 1865, uomo dall’intelletto
fenomenale ma dalla salute cagionevole, infatti soffriva di emorragie alla gola persistenti.
Uno dei medici più prestigiosi dell’epoca gli dette sei mesi di vita e gli consigliò di emigrare
alla ricerca di un clima migliore, così nel 1892 navigò verso gli Stati Uniti.
Avendo sentito parlare di Still, Littlejohn andò a Kirksville per ricevere un trattamento da
lui.
Egli ripristinò il suo stato di salute e questo lo impressionò a tal punto da farlo trasferire
nella cittadina e intraprendere gli studi di osteopatia.
Lavorando in coppia con Still e usando una baracca come laboratorio, Littlejohn fece una
serie di esperimenti dai quali elaborò, con l’ausilio dell’osservazione clinica, le mappe
osteopatiche e fisiologiche che mostravano in maniera ulteriore la relazione tra struttura e
funzione.
Littlejohn guardava oltre lo scheletro fisico per vedere la funzione invisibile della fisiologia
e proprio in essa vedeva un livello più profondo di osteopatia che Still non aveva
riconosciuto.
Still diceva che “ Lo studente osteopatico deve ricordare che la sua prima lezione è
l’anatomia, la sua seconda lezione è l’anatomia e che tutte le sue lezioni devono essere
anatomia”.
Littlejohn sosteneva che “La fisiologia è il cancello attraverso cui l’immenso mondo
dell’osteopatia deve entrare”.
Ancora fu Littlejohn che osservò la dominanza fisiologica nell’equazione funzione/struttura
e l’importanza dell’inibizione e della stimolazione nella correlazione nervosa simpatica e
centrale.
Inoltre egli enfatizzò il ruolo svolto dalla vaso-motricità nel controllare la circolazione
vascolare.
Nel 1913 tornò in Inghilterra portando con sé l’osteopatia che poi venne diffusa in tutto il
vecchio continente.

Simone Scano Osteopata D.O.M.ROI

SINDROME DELLA BANDELETTA ILEO-TIBIALE

La sindrome della bandelletta ileotibiale), nota anche come ginocchio del corridore, sindrome da frizione , è un processo di tipo infiammatorio a carico della zona ileotibiale che è l’ultimo tratto della fascia lata, quella che riveste i muscoli superficiali della coscia. La stragrande maggioranza degli autori ritiene che la funzione principale della bandelletta tibiale sia quella di rendere stabile la componente antero-laterale del ginocchio.Alcuni autori (Nishimura, 1997; Fairclough, 2006) suggeriscono che, più che a carico della bandelletta, il processo infiammatorio sia relativo al tessuto molto innervato e vascolarizzato che separa la bandelletta ileo-tibiale dall’epicondilo femorale laterale.
È una sindrome che colpisce in particolar modo i podisti, ma non è infrequente anche in coloro che praticano altri tipi di sport come, per esempio, i calciatori, i cestisti e i pallavolisti.

Le cause
Può essere considerata, sostanzialmente, una sindrome da sovraccarico le cui cause possono risalire a fattori predisponenti e di condizioni di tipo sportivo. I fattori predisponenti sono generalmente di natura anatomica, varismo del ginocchio o della tibia (gambe a Parentesi), la prominenza dell’epicondilo femorale laterale, la dismetria degli arti inferiori e il piede tendente alla pronazione (cede all’interno in fase d’appoggio); Corsa su fondo inclinato o irregolare, un chilometraggio eccessivo, una brusca modifica in eccesso dei carichi allenanti o allenamenti per la forza esplosiva particolarmente intensi sono le principali condizioni di tipo sportivo che, unite ai sopracitati fattori, sono causa dei ripetuti microtraumi che alla fine scatenano il processo infiammatorio. Un altro fattore predisponente, spesso scarsamente considerato, è il sovrappeso atletico.

La sintomatologia e la diagnosi
immagine bendelettaLa patologia si presenta con un dolore generalmente continuo, ma non acuto, sulla faccia laterale del ginocchio; il dolore si accentua quando il ginocchio forma un arco di circa 30 gradi in flessione. la bandelletta passa sopra il condilo femorale lateralee,il dolore tende a ridursi con il riposo. La diagnosi si basa sull’esame obiettivo che mette in evidenza dolori alla palpazione nella zona del seno tarsale. Eventuali indagini strumentali non servono tanto alla diagnosi quanto per escludere altre condizioni patologiche con manifestazioni cliniche simili; tendinite distale del bicipite femorale, la tendinite poplitea, la lesione del menisco laterale, la cisti sinoviale, la gonartrosi laterale. Solitamente gli esami richiesti sono la radiografia del ginocchio e l’ecografia; molto raramente si ricorre alla risonanza magnetica nucleare.

Trattamento
L’infiammazione provoca un dolore continuo, ma non acuto sulla parte esterna del ginocchio, l’atleta è spesso portato a continuare gli allenamenti, magari riducendoli quantitativamente. Niente di più errato perché si predispone a un aggravamento della patologia. Il periodo di stop consigliato è di 20 giorni riposo e ghiaccio. Se l’infortunio non si risolve,, ionoforesi, ultrasuoni, tecarterapia, laserterapia ecc. In alcuni casi, invero molto rari, è necessario l’intervento chirurgico sulla bandelletta.

Come si previene
Lo stretching gioca un ruolo fondamentale nella cura e nella prevenzione della sindrome della bandelletta ileo-tibiale
Dopo una prima fase di riposo e di riduzione dell’infiammazione acuta, è utile inserire degli esercizi di stretching specifici, che aiutino i muscoli e i tendini della parte esterna della coscia e del bacino, irrigiditi e congestionati dall’infiammazione, a riacquistare elasticità e salute. Una volta risolto definitivamente il problema, al fine di prevenire pericolose ricadute è bene inserire gli esercizi anche nella normale routine di stretching quotidiano. Vediamo alcuni esempi di esercizi utili allo scopo.

Torsione da sedutiallungamento Piriforme e gluteo
Seduto a terra con la gamba sinistra distesa e la destra accavallata con il ginocchio verso il petto, ruota il busto, porta il gomito sinistro a contatto con il ginocchio della gamba destra e spingilo verso l’interno così da allungare la parte esterna della coscia. Mantieni la posizione per almeno 30 secondi senza bloccare la respirazione. Inverti la posizione per allungare l’altra parte.

Salice piangente
allung. salice piangenteIn piedi, incrocia la gamba sinistra davanti alla destra, poi fletti il busto lateralmente verso sinistra e spingi il bacino verso destra, finché non senti allungare la muscolatura laterale del bacino. Per aumentare l’effetto puoi flettere il braccio destro verso sinistra. Per allungare l’altra parte inverti la posizione.

Per concludere con gli esercizi di stretching propongo anche questo relativo al tensore della fascia lata.Allungamento fascia laterale

Per prevenire il problema è consigliabile eseguire oltre allo stretching del tensore della fascia lata e dei flessori del ginocchio anche quello a carico dei muscoli ischio-crurali, adduttori e quadricipite e cioè rispettivamente dei muscoli posteriori, interni e anteriore della coscia (come quelli indicati negli esempi). Molto utile può essere anche il rinforzo dei muscoli piccolo e medio gluteo.

Tensore della fascia lata
Il muscolo tensore della fascia lata è un muscolo fusiforme situato nella regione antero-laterale della coscia. Origina dall’estremità anteriore del labbro esterno della cresta iliaca, dalla spina iliaca anteriore superiore (e dalla incisura sottostante) e dalla faccia superficiale del muscolo medio gluteo.Si inserisce al condilo laterale della tibia con un tendine che   all’unione del terzo superiore con il terzo medio della coscia si fonde con la fascia femorale formando il tratto ileotibiale. Con la sua azione tende la fascia lata e abduce la coscia. Essendo un muscolo biarticolare ha anche una debole azione estensoria della gamba sulla cosia. Contribuisce a mantenere il valgismo fisiologico del ginocchio e una sua lesione o debolezza può comportare la comparsa di varismo. Innervato dal nervo gluteo superiore L4-S1.

ORIGINE
Estremità anteriore della cresta iliaca, spina iliaca anteriore  superiore, faccia superficiale del muscolo medio gluteo, fascia glutea profonda
INSERZIONE
Al condilo laterale della tibia con un tendine che  nel tragitto si fonde con la fascia femorale formando il tratto ileotibiale
AZIONE
Tende la fascia lata; flette, abduce e ruota internamente la coscia; estende (debolmente) la gamba sulla coscia
INNERVAZIONE
Nervo gluteo superiore del plesso sacrale (L4, L5, S1)

MUSCOLI INTRAROTATORI DELL’ANCA
1. TENSORE DELLA FASCIA LATA
2. PICCOLO GLUTEO (è quasi totalmente un m. intrarotatore)
3. MEDIO GLUTEO (fasci anteriori)

MUSCOLI EXTRAROTATORI DELL’ANCA
1. PIRIFORME
2. OTTURATORE INTERNO
3. OTTURATORE ESTERNO
4. Alcuni m. ADDUTTORI sono inoltre extrarotatori : QUADRATO DEL FEMORE
PETTINEO
FASCI PIU’POSTER. DEL GRANDE ADD.
5. i GLUTEI: il Grande Gluteo nella sua totalità e i fasci poster. del Piccolo e soprattutto del Medio Gluteo

Luca Riceputi